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PODCAST: ASCOLTO ATTIVO

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In attesa della 12^ puntata di FORMAZIONE AMICA di lunedì 16 Febbraio con un argomento Sorpresa, vi riportiamo qui di seguito il Podcast della scorsa puntata.

Buon giorno, buon pomeriggio, benritrovati da Andrea Collalto su Container Radio con una nuova puntata di Formazione Amica. Diamo la buona giornata a Damiano Frasson! Ciao Damiano!

-Ciao Andrea, buona giornata a tutti i nostri ascoltatori!

Ben ritrovato per l’11° puntata di Formazione Amica. Devo dire che di settimana in settimana stiamo veramente offrendo ai nostri amici in ascolto dei begli spunti di riflessione per i vari comportamenti che poi ci aiutano nella vita, e a anche questa settimana devo dire che trattiamo un argomento di quelli tosti e importanti che viviamo giorno dopo giorno.

-Si, oggi infatti vogliamo toccare “l’arte di ascoltare”. Cercheremo di riflettere insieme sull’ascolto, che è un aspetto molto importante che diamo un po’ per scontato nella comunicazione, ma non è così, anzi riveste una parte fondamentale della nostra comunicazione con gli altri.

Diciamo che saper ascoltare è importante anche poi per dare dei buoni consigli, per interloquire con le altre persone, un po’ come uno scrittore che deve saper leggere prima di offrire i propri scritti ai lettori.

-Si, è proprio così, diciamo che con l’ascolto si riesce a focalizzare meglio quanto ci viene espresso dall’altra persona e quindi anche interagire, interloquire in modo più puntuale e preciso.

Poi tra l’altro una cosa Damiano che ho notato molto è che in questa società che è tutta frenetica, social, si è persa un po’ l’arte di saper ascoltare, e ci sono tante persone, tante solitudini che andrebbero poi ascoltate meglio… parliamo di amici, di famigliari, ecc

-Si, perché in realtà Andrea l’ascolto descriverebbe una capacità potremo definirla di trattenersi volontariamente e attentamente, nel prestare attenzione o partecipazione a qualcuno o a qualcosa che in quel momento sta interagendo con noi con la propria comunicazione, e questo diviene anche motivo quindi di riflessione ed ecco allora che comprendiamo che per esercitare in modo più specifico la capacità di ascoltare è importante riconoscere fin da subito che serve un atto intenzionale, serve prendersi il tempo che occorre, togliersi da quella routine, continuità susseguirsi di eventi che poi trascina dentro le nostro comunicazioni, i nostri rapporti, come abbiamo detto qualche puntata fa, le nostre relazioni.

Quindi è importantissimo saper ascoltare e porsi in ascolto all’altra persona, non solo con il parlato, ma anche con lo scritto, perché parlando di social c’è molto da lavorare anche su quel punto.

-Si, senz’altro, anche nella modalità con la quale noi possiamo far percepire all’altra persona di aver percepito il suo messaggio, anche magari scritto, postato, ma che trasmette una certa percezione, senz’altro è necessario e utile approfondire un po’ di più quello che di solito nei telegrafici twit ormai troviamo.

Ma perché è importante ascoltare Damiano?

-E’ importante per svariati motivi:

  • uno è senz’altro che otteniamo una maggior capacità di dialogo, da una qualsiasi conversazione che abbiamo con un’altra persona, aumentiamo la nostra capacità di interagire con l’alro, quindi andiamo proprio verso quella comunicazione, quello scambio comunicativo che abbiamo spiegato anche nella puntata scorsa e che non è solo una comunicazione unidirezionale: qualcuno parla e qualcuno ascolta, ma in modo passivo, e poi diremo qualcosa senz’altro.
  • Poi evitiamo delle obiezioni improvvise che a volte accadono quando parliamo con gli altri, perché non si è capito bene di quello che stiamo parlando. Aumentiamo la possibilità quindi di fare delle domande o di dare delle risposte più pertinenti, possiamo aiutare la persona ad esprimersi meglio, possiamo riconoscere in modo più specifico che tipo di canale comunicativo utilizza l’altra persona e quindi trovare un modo per sintonizzarsi su quel suo canale per essere anche noi a nostra volta nel momento in cui torneremo ad esprimerci con lei più efficaci.
  • Poi un aspetto importante che non si considera è che migliora anche la nostra capacità di memorizzare, quindi di ricordare le cose importanti di cui stiamo dialogando con qualcun altro. La nostra memoria farà molta attenzione se diventiamo più ricettivi sotto un punto di vista dell’ascolto, e direi non ultimo, ma lo diciamo come sintesi complessiva, ci permette la capacità di ascolto di consolidare, di rendere più pregnanti, più significativi i nostri rapporti interpersonali.

Quindi abbiamo capito che ascoltare è veramente importante per vari aspetti anche della nostra vita e delle relazioni con gli altri, ma parlavi di metodo attivo e passivo, come si differenziano?

-Si, diciamo che si tratta un po’ della distinzione di fondo sulla quale ingenuamente noi ricadiamo, perché noi riteniamo  che udire sia ascoltare, in realtà è qualcosa di più l’ascolto nel senso in cui lo stiamo esprimendo in questo nostro incontro, e cioè l’ascolto attivo. Allora, di solito ascoltare un’altra persona  abbiamo l’idea che sia quell’atto istintivo con la quale noi udiamo, anche senza impegnarci più di tanto, sentiamo quello che ci sta dicendo e ci da l’idea che la stiamo ascoltando. Ma quando parliamo di ascolto come competenza, dobbiamo fare un passo in più. L’ascolto attivo quindi è un ascolto più maturo, più consapevole, partecipato, attento, e che chiamiamo attivo proprio per definire questa nostra volontà di interagire con attenzione nel coinvolgimento un po’ psicofisico generale che ci da il fatto dell’atto di comunicare con gli altri.

Quindi è quando partecipiamo in modo veramente attivo anche all’ascolto e poi alla discussione che sicuramente ne consegue…

-Infatti, possiamo considerare che l’ascolto attivo prende vita un po’ su questi piani. Sul piano dell’osservazione di ciò che ci dice l’altro, perché l’altro comunica, e anche noi comunichiamo anche da un punto di vista paraverbale, dal nostro tono di voce, con le pause, con il ritmo, ecc e quindi l’osservarlo mentre comunica ci aiuta a percepire la congruenza, il senso anche più ampio di quello che ci sta dicendo. Poi c’è anche un piano percettivo che riguarda per esempio come noi ci sentiamo mentre l’altra persona ci sta comunicando l’oggetto del dialogo che stiamo vivendo e poi diciamo anche del saper porre le giuste domande, le giuste interazioni e dare il giusto feedback per approfondire quello che è nello specifico l’argomento. Quindi capacità di percepire, osservare in modo attento e di percepire noi stessi e l’altro mentre stiamo comunicando. Questo potremo dire è un po’ il nucleo dell’ascolto attivo.

Per quanto riguarda l’ascolto passivo invece, gli errori che si fanno principalmente quando si ascolta?

-Hai detto bene errori, perché in realtà possiamo considerarle delle ingenuità che arrivano dalla comunicazione, quindi quando in realtà noi abbiamo un ascolto che potremo definire non attivo, e quindi un ascolto possiamo dire passivo, noi entriamo nell’errore di giudicare quello che ci viene detto, o peggio critichiamo l’altra persona, mentre l’ascoltiamo sentiamo quella vocina dentro di noi che ci dice: ah, vabbè, senti questo cosa mi sta dicendo, boh, non mi interessa, ma va che tipo strano… e nel portare l’attenzione ad una forma di giudizio che è del tutto soggettiva sicuramente non miglioriamo il nostro ascolto e poi per esempio interpretiamo un altro errore: interpretiamo il messaggio che ci arriva o l’argomento di cui stiamo discutendo se è posto da un’altra persona in base alle nostre credenze, alle nostre opinioni, quindi tendiamo a trasformare il significato di quello che ci viene detto in base a come vediamo noi le cose. Da un lato è un aspetto naturale, ma dall’altro non può diventare il parametro con il quale misurare esclusivamente quello che ci viene detto, quindi magari tendiamo a trovare delle soluzioni per lui, magari l’altra persona ti sta comunicando il bisogno di una qualche forma di comprensione, anche semplicemente e noi diventiamo un po’ sbrigativi, diciamo non preoccuparti, stai tranquillo. Sembra una forma di incoraggiamento quasi, ma in realtà è una forma di non attenzione a quello che è l’esigenza di quello che la persona ti sta esprimento… un altro errore che facciamo è che può sembrare un ascolto troppo attivo, invece è non adeguato, facciamo delle domande specificatamente indagatrici. Prendiamo un punto di quello che si sta dicendo, continuiamo a battere su quello, chiediamo delle cose e in realtà non è quello che la persona ci voleva esprimere… quindi direi che l’errore di fondo se lo vogliamo sintetizzare, è quello proprio di non fare attenzione, di vedere le cose dal nostro punto di vista e di non mettersi in un vero concetto di interazione, di percezione di quel senso e quel significato di quello che l’altro ti sta eprimendo.

Quindi quando si ascolta bisogna porsi anche dall’altra parte, verso l’altra persona, in modo che quando si riesce a recepire quello che ti dice, si possano ascoltare entrambe le “campane” in pratica, ragionare con la propria testa ma anche ascoltare bene il ragionamento dell’altra persona.

-Si, esatto, perché in realtà l’altra persona, e questo accade anche a noi, che stiamo parlando dell’ascolto, quindi ci riferiamo ad un soggetto altro da noi, ma in realtà sono cose che accadono tutti i giorni, quando ci esprimiamo normalmente e vorremmo la comprensione, lo facciamo perché desideriamo esprimere qualcosa di noi che ci da particolare interesse e che vorremmo fosse compreso dagli altri. Quando gli altri, quindi quando noi non riusciamo a dare un feedback corretto o non riusciamo a far comprendere questo fatto che stiamo comprendendo effettivamente, che stiamo comprendendo la persona, in realtà la depistiamo in un certo senso, la lasciamo andare un po’ per la sua strada ma non è detto che poi noi abbiamo capito bene… è semplice verificare questa cosa: si può ascoltare una persona per qualche minuto, in modo normale, ma pensare che questa persona ci dicesse poi alla fine: cos’hai capito di quello che ti sto dicendo? Il più delle volte scopriremo che non sapremmo dirvi se non a caratteri molto generali il titolo di quello che si sta dicendo, perché non abbiamo proprio tutta l’attenzione. E se questo è capitato, ci metterebbe un po’ in guardia sul quanto noi siamo effettivamente in una condizione di ascolto volontario e di disponibilità.

Beh, sicuramente qui più di qualche studente ha sorrido con questa tua uscita…

-Si, magari gli capita con il prof che spiega le cose, poi interagisce poco e magari ti dice ragazzi cosa avete capito… sentirebbe una scena muta.

Ma Damiano, ci sono delle regole per ascoltare bene le altre persone?

-Beh, diciamo che ci sono delle buone abitudini, dei buoni comportamenti che potremo avere, senz’altro avere la consapevolezza che bisogna attivarsi appunto nell’ascolto, avere una partecipazione concreta, dinamica nell’arco comunicativo e quindi nell’ascolto. Un aspetto molto importante per esempio è verificare il contesto e l’ambiente, se sono adatti a quello che stiamo ascoltando. Non ci capiterà sempre che magari stiamo parlando, dialogando nei vari contesti… se si è nel lavoro si parlerà magari di lavoro, se si è tra amici si parlerà del più e del meno, però a volte in momenti comunicativi particolarmente significativi, scattano le condizioni non ideali. Ecco, una condizione ambientale che magari non sembra proprio adatta ad un ascolto profondo, perché magari la persona ti sta esprimendo un suo disagio, una sua forma di malessere per così dire… in quel caso è importante ascoltare un attimo, far capire che c’è la volontà di ascoltarla e cercare di creare le condizioni per un ascolto in un contesto un po’ più tranquillo, adatto, questo a volte è un aspetto importante da non sottovalutare. Poi non aver fretta di arrivare alle conclusioni, evitare il pregiudizio, che ci scatta un po’ in automatico… quando si incontra una persona e ci si parla, nei primi 10 – 15 secondi ci facciamo un idea di questa persona se ci piace o non ci piace, però è un approccio un po’ banale proseguire nella comunicazione secondo questo presupposto… superficiale… poi sapere che quello che la persona mi dice è una sua prospettiva, e che quindi anch’io ho una mia prospettiva che comprende di accettare che anche l’altra persona ha la sua prospettiva in base a quella che è l’idea. Un’altra regola potrebbe essere quella di considerare che le emozioni, che magari emergono durante la comunicazione non sono un aspetto di ostacolo, possono coinvolgerci di più, magari sono più impegnative da gestire, ma sono un aspetto positivo che può emergere, che ci fa magari cementare quella volontà di ascolto in quel momento nel quale siamo coinvolti con l’altra persona, e quindi potremo dire che un buon ascoltatore esplora i mondi possibili, parte dal presupposto che quando parla con qualcuno qualcosa da imparare ce l’avrà sempre: se non sull’argomento dell’oggetto della discussione, ma minimo potrebbe imparare a conoscere un po’ di più l’altra persona con la quale sta dialogando. Queste sono delle piccole, semplici linee di comportamento, di atteggiamento che migliorano senz’altro prima la nostra sensibilità e poi la nostra capacità di ascolto.

Quindi bisogna veramente porsi completamente all’altra persona e poi nascono sempre dei dialoghi costruttivi alla fine, perché c’è sempre da imparare l’uno dall’altro…

-Diamo troppo per scontato come dicevi anche all’inizio, per la frenesia, per la fretta, per l’urgenza, per tutte le cose che dobbiamo fare, però credo che si possa considerare veramente ogni giorno che tutte le persone ci possano dare qualche interesse, esprimere qualcosa, a volte anche che non ci piace, quindi ci aiutano a focalizzare quello che noi non vorremmo esprimere, o come noi non vorremmo essere nel momento in cui percepiamo che c’è un’altra persona che magari ci sta esprimendo qualcosa e anche in un modo che noi non sentiamo adeguato… ecco, in questo caso se riteniamo che la persona non stia parlando di noi, non ci stia giudicando, potremo ascoltare in modo attivo, sereno, e dire: ah, caspita, io non vorrei avere quel tipo di comunicazione, non vorrei arrivare al punto di esprimermi magari con quell’aggressività, tensione, o ansietà… oppure potrei chiedermi: anch’io a volte comunico con questa ansietà? Perché vedi Andrea, c’è di bello che se una persona si mette nell’atteggiamento di ascoltare in modo attivo, spesso riscopre nell’altro degli aspetti di se… e quindi l’altro ci fa in questo senso proprio da specchio… questo ci aiuta, è utile per riflettere.

Teniamo come prima l’esempio pratico dei professori a scuola, tante volte diciamo che anche gli studenti sembrano svogliati, ma magari è perché l’argomento non viene posto nel modo che li stuzzichi nella maniera giusta diciamo…

-Su questo aspetto si è tanto parlato in tutti gli ambiti per la buona scuola, al di la degli aspetti strutturali, istituzionali ecc, però di sicuro            con i tempi che sono cambiati, dovrebbe cambiare moltissimo anche l’approccio di insegnamento, perché l’ascolto è il primo atteggiamento che ci permette di imparare e quindi di apprendere. Certo che, se hai un emittente che pensa ancora di venire in aula, leggere delle slide, far leggere delle righe, tu cos’hai capito, spiegare in un soliloquio per un ora le cose, credo che i ragazzi oggi, nativi digitali, hanno veramente delle difficoltà, perché riscontrano un contesto molto più dinamico quando sono da soli con il loro ipad, o con gli amci, in rete, quando giocano o quando fanno attività in altri contesti, rispetto invece a quello che rischiano di trovare nel contesto dell’insegnamento scolastico.

Un po’ quello che succede anche in famiglia tante volte…

-Si, senz’altro, perché anche in questo senso è un aspetto che, nella nostra capacità di ascolto, quando siamo con le persone con le quali abbiamo maggior interesse di capirci bene, in famiglia, questi aspetti intervengono immediatamente direi e limitano a volte la comprensione semplicemente perché magari non ci si è dati l’opportunità di prendersi quei dieci minuti, spiegare le cose, andare un po’ in profondità… comprendere le rispettive esigenze e quindi avere un approccio all’ascolto più significativo è senz’altro una grande strategia di miglioramento dei rapporti interpersonali… e non ne parliamo nel lavoro, dove tutto è di corsa, frenetico, tutto si riduce a numeri, budget, aspetti tecnici tecnologici, organizzativi, ma in realtà questi aspetti vivono anche dell’interazione che le persone poi maturano ed esprimono nello stesso ambiente di lavoro. Quindi vedi questo aspetto di ascoltare attivamente: le persone dal mio modo di vedere, dal mio osservatorio, commettono dei danni in questo senso, perché pensano che per ascoltare bene ci voglia un mucchio di tempo… non è così… se noi impariamo ad ascoltare bene e diventiamo competenti nel nostro ascolto, noi diventiamo competenti sempre, e quindi ascoltiamo anche comunicazioni e dialoghi molto brevi e con grande efficacia.

E’ una cosa che ti viene in automatico alla fine…

-Certo, perché è una competenza che viene appunto definita come competenza trasversale, l’attenzione a tutti i segnali verbali, paraverbali e non verbali immessi dall’interlocutore. Disponibilità a lasciare spazio alle persone e concentrazione all’interlocutore, senza incalzarlo con troppe domande, evitando il pregiudizio ed interagendo con un buon feedback. Quando tu hai acquisito una buona padronanza, una buona competenza rispetto all’ascolto e quindi anche alla comunicazione, puoi ascoltare in modo molto efficace anche aspetti informativi, se ti capita nel lavoro, richieste che ti vengono fatte in base al ruolo che ricopri, e sai di poter essere più efficace perché sei stato… attento, ti sei coinvolto… se non hai capito hai il coraggio di dire: scusa, non mi è chiaro, me lo puoi ripetere meglio? L’ascolto attivo fondamentalmente poi è questo tipo di attivazione costante nel tempo e quindi non è che ci impegna di più del tempo normale. Per esercitarci allora si, magari c’è bisogno di prenderci quei dieci minuti, per fare un po’ di pratica. Nei corsi di formazione che io tengo uno spazio dedicato all’ascolto c’è sempre, in tutte le esperienze che riguardano la comunicazione, le competenze trasversali, c’è sempre.

A tal proposito io ti faccio la domanda classica che facciamo durante tutte le nostre puntate di formazione amica; passiamo alla prova pratica diciamo, un esercitazione che possono fare i nostri amici, che possiamo fare anche noi poi per impegnarci ad ascoltare meglio.

-In questo caso potrebbe essere una prova di dialogo: ci è utile cercare di sperimentarci, di provare. E allora pensavo che potrebbe essere interessante chiedere ad una persona di nostra conoscenza, della quale abbiamo un minino di rapporto che magari ci interessa migliorare, famigliari, un amicizia un po’ specifica, un collega di lavoro con cui abbiamo magari un dialogo, una forma di sintonia.. di prenderci un dieci minuti di tempo e di chiedere a questa persona se ha qualcosa di interessante che vorrebbe esprimerci, che vorrebbe dirci, di cui vorrebbe parlarci. Trovare un posto adatto perché si svolta questo dialogo e lasciare che questa persona si esprima facendo attenzione ai suoi comportamenti e a quello che ci dice, cercando di fare delle domande, cercando di dare feedback e cercando poi di arrivare nel giro di una decina di minuti ad una conclusione, magari chiedendo: ti fa piacere se provo a ridirti un po’ le cose che mi stai spiegando? Mi è sembrato che… si è parlato di questo, ho percepito questa sensazione, ecc… E questo diventa un dialogo che ci mette in una condizione di esprimerci in una logica di ascolto attivo. Poi, finito questo dialogo fare l’esatto contrario, quindi dire: guarda, anch’io vorrei esprimere qualcosa di me in modo che ci conosciamo un po’ meglio e riusciamo a scambiare un po’ le nostre esperienze. E diventare attivi comunicatori, quindi cercare di esprimerci nei confronti di questa persona e completare questo ciclo virtuoso diciamo con una forma di maggior attenzione, però dedicando prima un po’ di tempo ad ascoltare l’altra persona e poi un po’ di tempo a parlare noi. Poi alla fine di questi 15, 20 minuti che si è passati con questa persona trovare un modo gradevole di concludere il nostro dialogo, magari se vogliamo spiegando che vogliamo esercitarci un po’ nella capacità di ascolto, perché vorremmo migliorare la comunicazione che abbiamo con lei, questa persona… e questo è un modo se vogliamo semplice, però significativo che tiene collegati i vari aspetti di cui abbiamo parlato.

BRANO – ELISA feat. LIGABUE – GLI OSTACOLI DEL CUORE

   

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