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La consapevolezza e le relazioni nel gruppo

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“L’uomo è un animale sociale” è una famosa citazione del filosofo Aristotele che aprì la strada verso moltissimi studi sociologici che confermarono proprio come l’individuo tenda ad aggregarsi con altri e a formare gruppi sociali. Seppur ci siano delle rare eccezioni in cui alcune persone nel corso della propria vita decidano di passare la propria esistenza in luoghi remoti senza alcun contatto umano, è comunque inverosimile che riescano ad essere soli da sempre e per sempre. In questo senso è comprensibile come il vivere insieme agli altri non sia una scelta, ma una necessità. L’uomo è un animale “necessariamente” gregario. Secondo gli esperti l’essere umano è un animale sociale perché si muove e interagisce con gli altri all’interno di un gruppo o più gruppi: il gruppo infatti è la condizione sine qua non per lo sviluppo della propria soggettività. Infatti anche quando si è acquisita una certa padronanza delle proprie potenzialità, risorse e mezzi e ci si riconosce per molti aspetti unici responsabili del proprio futuro e quindi delle scelte che si possono intraprendere, è nell’integrazione che si ritrova la risposta più profonda per proseguire nel cammino della vita: da una parte per dare senso e luce alle proprie giornate, per affrontare le difficoltà e gli smarrimenti da cui nessuno è completamente immune; dall’altra per trovare nuovi stimoli di miglioramento ed evitare la “stagnazione”. L’uomo non è fatto per stare solo. Tuttavia riconoscere il bisogno di stare in gruppo non è sinonimo di debolezza o di scarsa attitudine a prendersi le proprie responsabilità e i propri rischi individuali, ma senz’altro può essere il modo più efficace per togliersi dall’idea di poter bastare a se stessi e quindi per fronteggiare vane forme di autoreferenzialità. Sappiamo infatti che la qualità delle relazioni che noi instauriamo fin da piccoli è un fattore promotore dello sviluppo e della crescita di noi stessi e del gruppo in cui siamo coinvolti. Ecco che non è più utile solo vivere e stare nelle relazioni perché inevitabili durante la nostra quotidianità. Ma è necessario “Sviluppare le relazioni umane” e quindi porre l’attenzione a ciò che accade a livello dei legami tra le persone. Questo ci permette di imparare a funzionare meglio come gruppo e in generale permette di apprendere di più e con maggior efficacia. Infatti il gruppo è una risorsa per il nostro apprendimento, un fattore che riesce a catalizzare le esperienze delle persone in funzione del proprio sviluppo. Per sviluppare le relazioni all’interno di un gruppo esistono 4 tipi di fasi: 1) INTERAZIONE
  • Interazione reciproca che si determina tra gli individui di un gruppo
  • Si fonda sulla PERCEZIONE della PRESENZA
2) INTERDIPENDENZA
  • Acquisizione della consapevolezza da parte dei membri di dipendere gli uni dagli altri
3) COLLABORAZIONE
  • Si fonda su: Negoziazione di obiettivi, Fiducia negli altri, Condivisione di decisioni e risultati
4) INTEGRAZIONE
  • Formazione di un soggetto sociale autonomo che si attribuisce significato e che restituisce energie e risultati all’ambiente al quale si è costituito
  • Equilibrio fra la soddisfazione dei bisogni individuali e dei bisogni del gruppo
La formazione degli adulti, in particolare quella sulle soft skills che GRUEMP propone, essendo un forte strumento di cambiamento e miglioramento continuo fa leva proprio sul gruppo perché mette in rapporto le relazioni interpersonali, i vissuti emozionali e i processi cognitivi. Quando si sta per entrare in relazione con gli altri nascono inevitabilmente alcune aspettative, emergono delle insicurezze e forse si insinua tra le persone anche un po’ di timore per coinvolgersi in maniera autentica e disponibile per raggiungere i propri più o meno espressi obiettivi. È opportuno perciò superare la paura del gruppo, dei giudizi, dei preconcetti e predisporsi ad un ascolto proattivo utile a dare valore all’esperienza gruppale, un plus formativo che solo l’insieme delle persone può dare. Scritto da: Pietro Vettore (Formatore Gruemp) Salva Salva

One thought on “La consapevolezza e le relazioni nel gruppo

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